Come può Dio avere permesso l’Olocausto? Dov’era Dio quando la mano nazista calava la mannaia sul capo innocente dei figli di Israele? Perché Dio non rispose all’invocazione di aiuto delle vittime di una violenza cieca e terribile? Questi interrogativi lacerarono la coscienza religiosa ebraica del secondo dopoguerra novecentesco, mettendo a seria prova la fede di un popolo che dell’osservanza della Legge Divina, della Torah, aveva fatto uno strumento di coesione e di forza spirituale. La Shoà aveva aperto una ferita dolorosa nel patto tra Dio e il Popolo eletto. Non pochi furono gli ebrei, sopravvissuti a quella tragedia, che vissero un dramma emotivo, non meno intenso, nel puntare il dito contro il silenzio e l’assenza di Dio: ognuno di loro celebrò, nel foro interiore della propria coscienza, il suo personale processo a Dio.
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